venerdì 22 maggio 2020

Ai tempi del coronavirus si scoprono nuove cose

Siamo entrati nella famosa Fase 2 dopo la quasi clausura per due mesi, chissà se da tutto questo avremo imparato qualcosa? Lo spero, me lo auguro, ma osservando mi pare di no. 
Comunque parlo per me, più che imparato ho anche scoperto tante cose, alcune le tenevo nascoste chissà dove, altre mi hanno sorpreso, altre mi hanno reso contenta, altre mi hanno deluso, ma si sa dipende sempre da quale prospettiva guardiamo. 
I primi giorni mi sembrava di vivere tra il surreale e l'angosciante, a volte non mi rendevo conto, a volte percepivo benissimo la gravità dei fatti, un'altalena di emozioni e riflessioni. Per tutto il tempo comunque non ho mai smesso di lavorare, le radio e tv hanno continuato e quindi anche io, mi ritrovavo ad uscire di casa la mattina presto nel silenzio più assoluto, incontravo qualche auto, gli infaticabili operai della Tekneko che si occupa di ritirare l'immondizia e ai quali si è pensato troppo poco, incontravo le Forze dell'Ordine, poi il silenzio. Quel silenzio che alcune mattine è stato devastante, poi arrivavo in radio e per fortuna vedevo i dirimpettai del palazzo di fronte, la signora con il marito e il cagnolino, la famigliola con il bambino che giocava con il papà sul balcone, il geometra che lavorava mettendo a posto carte, mi sentivo meno sola ecco. Non dimenticherò mai quelle strade deserte, quei posti del parcheggio vuoti che potevo scegliere dove parcheggiare, il rumore dell'acqua nelle fontane dei giardini e l'altoparlante della stazione ferroviaria, rumori che normalmente non si sentono perchè coperti dal traffico. 
I primi giorni piangevo davanti al primo caffè della mattina, davanti alla tv, pensavo a tutte quelle persone che morivano, alla sofferenza, ai miei genitori che non potevo vedere, ai miei nipoti chiusi in casa lontano dai loro compagni di scuola e dagli amici, a mia sorella che sentivo soltanto al telefono, mi maceravo con pensieri negativi. Poi ho capito che dovevo trovare il modo di avere forza, di ritrovare quella fiducia e quell'ottimismo che in quel momento erano necessari. L'uomo ha la capacità di abituarsi a tutto e dopo 30 giorni seppur le notizie erano sempre negative, riuscivo a vedere del positivo nelle piccole cose che facevo. 
Ho scoperto di avere pazienza, io che non l'ho mai avuta, ho scoperto che l'arte culinaria dà soddisfazioni se praticata con amore, ho scoperto case nei dintorni di casa mia che dal balcone non avevo mai notato, ho scoperto che resto una disordinata cronica ma ho disinfettato anche l'angolino più piccolo di casa mia, ho scoperto che le telefonate con le amiche care sono un quid in più sempre e non solo in quarantena, ho scoperto che so fare l'idraulico e l'aggiustino. Una marea di cose davvero. Ho imparato che l'unione fa la forza, per aiutare gli altri, ho imparato ad ascoltarmi, ho imparato ad ascoltare gli altri, ho imparato a farmi meglio i capelli da sola, a fare i bignè, la pastiera, la lasagna; ho imparato a dire più spesso ti voglio bene, il valore di un abbraccio, la mancanza di uno sguardo e di un sorriso. Certo ho capito anche che alcuni rapporti per esempio non saranno mai più, perchè chi ho voluto l'ho sentito, chi non c'è stato forse non ha voluto ma va bene così. 
Sono stata molto al telefono e sui social come tutti, sentendo anche persone con le quali non parlavo da un pò. I social forse sono stati il nostro paracadute mentale, anche se ormai siamo tutti virologi, scienziati, allenatori, dottori, a seconda della circostanza. Ho inviato messaggi soprattutto alle persone che conosco che lavorano negli ospedali, volevo far sentire la mia vicinanza, magari è servito a poco, però mi sentivo di farlo. 
Ho ammirato la forza dei miei nipoti, la pazienza che hanno dimostrato, l'impegno con la DAD, non li ho mai sentiti sfiduciati, certo ho raccolto anche gli sfoghi di mia nipote che è un pò più grande rispetto al fratello, ma ho cercato sempre di infonderle fiducia, senza nasconderle la realtà che lei ha ben compreso, però sono stati bravi, bravissimi, due mesi chiusi dentro senza mai chiedere di uscire. Una generazione sulla quale abbiamo sempre avuto da dire, ma invece sono stati tutti straordinari. Certo adesso magari stanno esagerando al contrario in tanti, ma comprendo anche la difficoltà di tenerli in casa ora che si può uscire, anche se gli assembramenti sarebbe meglio evitarli e tanti di loro non lo fanno. 
Non sono riuscita a leggere, mai. Questo è l'unico cruccio, non riuscivo a farmi catturare dai libri, poche pagine e chiudevo, non so , pensavo che con tutto il tempo a disposizione avrei recuperato la pila di libri che ho ancora da leggere, io che normalmente leggo appena ho un pò di tempo, eppure niente, neanche un libro.
Potrei scrivere ancora molto, ma sarebbero dettagli, voglio ricordare tutto l'insieme, un tempo sospeso che chissà cosa ha tirato fuori di noi, ce ne renderemo conto tra un pò forse. Non scendo nemmeno nel dettaglio di quello che ho visto in questa fase di riapertura, ho capito però che mi sbagliavo, non ne siamo usciti migliorati, siamo sempre gli stessi o anche peggio per particolari che non voglio approfondire. Io sto ancora in casa, non ho la sindrome della capanna, ho scoperto che a casa mia sto bene, che ho timore ancora ad incontrare le persone, a camminare per strada in mezzo alla gente che non si sposta, che porta le mascherine sotto il mento. I numeri per me non sono soltanto numeri, sono persone e quindi non ho fretta, ci sarà il tempo per le cene, per le passeggiate, per le gite, per gli aperitivi, per ora mi accontento di andare a lavoro, passare dalla mia famiglia, assicurarmi che stiano bene, andare a fare la spesa che è diventato un secondo lavoro nello schivare, non toccare, rispettare le distanze, camminare in solitaria in orari poco consoni per gli altri. Non leggo ma scrivo, mi dona serenità, mi fa pensare meglio, mi ordina i pensieri. 
In tutto però ci sono anche cose comiche : ho rotto bicchieri, ho sbagliato la tinta ai capelli, ho bruciato verdure, ho fatto video improbabili, ho parlato con il gatto della mia vicina sul balcone. Per dire. 
Avrei tanto voglia di andare al mare, da brava montanara vorrei sentire di nuovo quell'odore, vedere quei colori, ma ho già messo l'ombrellone sul balcone, al massimo vado al lago vicino casa. Credo sempre negli esseri umani. 
Alla prossima ! 
P.s. ho scritto di pancia, perdonate le ripetizioni e gli errori :-) 



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