venerdì 27 marzo 2020

Nostalgia canaglia ai tempi del coronavirus

Non conto i giorni in cui siamo chiusi in casa, forse perchè tre volte a settimana esco per andare a lavoro, in radio. Ranghi ridotti, per la sicurezza di ognuno di noi, questo però fa si che io non conti i giorni, o forse non voglio contarli. 
L'altra mattina, mentre ero in diretta radiofonica sento vibrare il cellulare, vado a leggere, un messaggio Whatsapp : "Questa non potevo fare a meno..dovevo mandartela...come stai tu e tutti". Il "mandartela" in questione era una mia foto di quando avevo 19 anni (ora ne ho 51) e lavoravo in una delle boutique più fashion della mia città, Katherine B. Ovviamente il messaggio mi è stato inviato dalla titolare, Caterina, che nell'immaginario di molti è colei che non molla mai, la donna più caparbia e tenace che io conosca. 
Questa foto ha risvegliato tanti ricordi, tanta nostalgia, per tempi ormai passatissimi, ma una nostalgia serena, non triste, anzi anche divertente. Quando ho iniziato a lavorare da lei ero in piena fase ribelle, avevo finito le scuole superiori e dopo un esame di maturità a dir poco deludente, per motivi che non vi sto a spiegare, decisi di lavorare. Il mio primo lavoro fu proprio in questa boutique che allora aveva tutti mobili color legno chiaro, una sola vetrina e soprattutto una titolare che mi fece capire che dovevo rigare dritto. Ho rigato dritto per quasi cinque anni, poi le nostre strade si sono divise. In quei cinque anni ho conosciuto la mia compagna di lavoro Daniela, sua sorella Nadia, che ogni tanto veniva ad aiutarci, ho conosciuto la famiglia della mia titolare, tante clienti, situazioni bizzarre, imbarazzanti, deliranti, ho imparato tante tante cose. Se apro quel cassetto di ricordi vengono fuori una miriade di racconti che potrei anche raccogliere in un libro. Ero una che  combinava spesso guai, una mattina nel prendere il caffè, dietro al nostro camerino, lo feci cadere su dei cappotti preziosissimi. Daniela era con le mani nei capelli, " Oddio adesso come facciamo, se li vede Caterina sei finita" e camminava avanti e dietro. Capii che non avevo via d'uscita, così mi feci coraggio e andai a dirglielo . Non vi dico la reazione, fui più veloce io a prendere tutti i cappotti (ben 4), metterli in una grande busta e correre in tintoria, mi erano spuntate le ali ai piedi. I cappotti tornarono al loro splendore grazie alla Signora Maria e da quel momento non ho più preso un caffè dietro al nostro camerino. Potrei davvero raccontarne tanti altri, quando Antonella (sorella della titolare) restava con noi e immaginavamo di indossare abiti bellissimi, insieme a merende storiche, oppure quando dovevamo mettere in ordine la merce che arrivava e con Daniela e Nadia ci lasciavamo dei pezzi di cioccolato nascosti in magazzino e li mangiavamo a turno. 
Quando lavori così a stretto contatto entri nella vita delle persone e loro entrano nella tua. 
Il negozio poi è cambiato, è diventato più bello, dopo che io sono andata via ancora più grande e più bello, oggi è davvero uno dei più belli. 
Non è stato tutto rose e fiori, perchè se facessi passare questo messaggio sarebbe sbagliato, abbiamo tutti il nostro carattere e la nostra personalità, ma sono convinta ancora oggi che per smussare gli angoli bisogna sempre essere sinceri e dire quello che si pensa, con molta educazione ma si deve farlo. La famiglia Di Pierro è una famiglia di imprenditori da illo tempore, generazioni che hanno raccolto il testimone di quelle precedenti, che oggi continuano a lavorare stando al passo con i tempi e con molto rigore. 
Sono passati tanti anni, quelle persone sono rimaste nella mia vita, chi più chi meno, ho imparato tantissimo dal mio primo lavoro, ho imparato a riconoscere stoffe, tessuti, la qualità di un capo ; ho imparato che le famiglie unite possono grandi cose, ho imparato a conoscere i caratteri delle persone quando lavori con il pubblico, ho imparato che se vuoi raggiungere un obiettivo devi mettercela tutta e non fermarti mai. 
Quella scatola di ricordi si è aperta grazie a quella foto e vorrei farvi fare una riflessione : quando entrate in un negozio siate gentili, non sapete cosa si cela dietro il sorriso di chi vi accoglie, non sapete il sacrificio che c'è oggi nel fare l'imprenditore o l'imprenditrice, quanta fatica c'è per comprendere come accontentarci e fare bene il proprio lavoro. 
In questi giorni in cui si ha tanto tempo per pensare, quel periodo della mia vita mi è passato tutto davanti, ho sorriso molto ripensandoci, mi ha fatto tenerezza quella giovane ragazza che muoveva i primi passi nel mondo del lavoro, ma soprattutto ho provato tanto affetto per chi ha pensato a me a distanza con una foto. Non siamo tipe da smancerie, ma appena tutto sarà finito andrò ad abbracciare Caterina, Caterina la roccia, la donna che non si arrende mai che in un momento così ha mostrato affetto, perchè non è facile dire "ti penso" a qualcuno , anche ai tempi del coronavirus . 
Riscopriamoci umani, riscopriamoci uniti, riscopriamo gli affetti e le amicizie vere, la nostalgia è veramente canaglia ma oggi può renderci migliori. 
Alla prossima ! 

Roberta Maiolini 


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